Il campionato di Serie A è ancora aperto. Se non lo dice la classifica, in virtù dei 9 punti di vantaggio della Juventus (che ha giocato però una partita in più), lo dice sicuramente il campo. La stagione della squadra di Antonio Conte è straordinaria sotto tutti i punti di vista, per usare un’espressione tanto cara all’allenatore bianconero, però è ancora decisamente in salita. Un ruolo fondamentale lo giocherà l’Europa League, competizione certamente meno difficile della Champions, ma comunque più logorante visto che per riuscire ad arrivare in finale necessita di disputare due partite in più, senza avere mai il tempo di respirare.
A giudicare dalla formazione schierata dai bianconeri in campionato contro il Chievo Verona, la sensazione è che Conte non abbia intenzione di snobbare la competizione, e non solo per quella finale a Torino di cui tanto si parla. Una vittoria in Europa League potrebbe rappresentare il primo passo in un percorso di crescita internazionale, che comunque regalerebbe qualche certezza in più a questo gruppo di giocatori, oltre che il primo trofeo europeo alla Juve dal lontano 1996. Per arrivare a vincerla bisogna prima di tutto giocarla, e per questo motivo non possono passare inosservate le scelte del tecnico nell’ultimo turno di campionato.
Conte ha più volte sostenuto che per attuare il turn over senza snaturare la squadra andrebbero inseriti al massimo 2-3 giocatori “nuovi” a partita. Contro il Chievo, nonostante le assenze degli infortunati Chiellini e Barzagli, il tecnico ha dato spazio anche a Marchisio e Giovinco nella formazione titolare, lasciando in panchina due pezzi da 90 come Pogba e Tevez. Non sarebbe dunque sorprendente vedere una Juventus molto vicina a quella dei titolarissimi nella sfida contro il Trabzonspor di giovedì prossimo.
L’impegno europeo imporrà a Conte la gestione delle energie del suo gruppo, problema che non avrà la Roma di Rudi Garcia, ormai senza neanche più la “distrazione” della Coppa Italia. Questa Roma ricorda molto da vicino proprio la prima Juventus di Conte; bel gioco, tanta energia e, soprattutto, una crescente consapevolezza nei propri mezzi. La bellissima prestazione offerta ieri dalla Roma contro la Sampdoria testimonia come il processo di crescita della squadra sia ormai stato completato, almeno sotto il profilo della personalità.
Anche senza De Rossi e Totti in campo la squadra ha giocato come al solito, mettendo fin da subito alla corde la Samp. Straordinarie le doti offensive della squadra di Rudi Garcia, che con la prima Juve di Conte ha in comune anche il difetto di non capitalizzare a sufficienza l’enorme mole di gioco costruita, oltre, naturalmente, alla succitata solidità difensiva; 3 gol subiti in meno rispetto a quella Juve alla stessa giornata di quella stagione, al termine della quale i bianconeri stabilirono il record con soli 20 gol incassati in 38 giornate.
In più ci sono anche ben 5 punti e 12 gol segnati, anche se il distacco della Juventus dal Milan di Allegri era appena di 1 punto. Certamente senza questa Juventus la Roma sarebbe lanciata verso il quarto Scudetto della sua storia, un titolo inaspettato quanto il primo di Antonio Conte sulla panchina bianconera. Il problema della Roma è che ora deve vedersela con una squadra che ha messo insieme 14 punti in più rispetto al campionato di tre anni fa e che ha anche aumentato (e di parecchio) la qualità della rosa (soprattutto in attacco).
Se le due squadre fossero impegnate entrambe solo in campionato probabilmente non ci sarebbe storia, ma se la Juventus andrà avanti in Coppa potrebbero crearsi le condizioni per immaginare un finale differente. Alla Roma ed ai romanisti non resta che tifare Juve in Europa League per poter continuare a sognare.
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